domenica 25 gennaio 2015

Sbatti il mostro in prima pagina (1972)

Il film
Il film mette in evidenza gli stretti legami fra stampa, politica e forze dell'ordine. Racconta come un importante giornale possa manipolare l'informazione pubblica, e lo svolgersi delle stesse vicende, per cercare di indurre una precisa reazione nell'elettorato.[fonte:wikipedia].


Alcuni luoghi riconoscibili
Castello sforzesco, Parco Sempione.

La regia: Marco Bellocchio(1939)
Nel 1959 frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e - sotto la guida di Andrea Camilleri - nel 1962 acquisisce il diploma di regia, per poi proseguire a Londra i suoi studi sul cinema. Tornato in Italia lavora al suo primo lungometraggio: a Bobbio, suo luogo di nascita, in provincia di Piacenza, all'età di 26 anni, dirige I pugni in tasca (1965), selezionato al Festival del film Locarno e vincitore della Vela d'argento 1965, in cui già si nota il suo anticonformismo, così come nei successivi La Cina è vicina (1967, presentato al Festival di Venezia e vincitore del Gran premio della giuria) e Il popolo calabrese ha rialzato la testa (Paola) (1969). Questi film sono espressione di valori di una rivolta vissuta, interpretata e proposta: la rivolta sessantottina contro le istituzioni dominanti che controllano e reprimono le persone attraverso tutta una serie di valori etici borghesi che caratterizzano l'intera società. In questi film Bellocchio mette a nudo l'intera società borghese svelandone tutte le contraddizioni e le ipocrisie, fornendone una lettura assolutamente chiara: l'autore bobbiese non ha intenzione di fare propaganda politica, pur essendo, il suo, un cinema chiaramente orientato a sinistra. In questi anni Bellocchio milita nell'Unione Comunisti Italiani, un gruppo d'ispirazione maoista.Nel 1966 pubblica sulla rivista Rendiconti una raccolta di poesie dal titolo I morti crescono di numero e d'età. Nel 1969 partecipa con un episodio al film Amore e rabbia (1969) insieme a Pasolini, Bertolucci, Lizzani e Godard.Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli. Intervistato in occasione della presentazione del suo film Vincere, Marco Bellocchio ha confermato le ragioni di quell'appello.Rievocò la sua infanzia in chiave grottesca nel film Nel nome del padre (1972) con Laura Betti. L'anno dopo dirige Gian Maria Volonté in Sbatti il mostro in prima pagina (1972).[fonte biografia:wikipedia

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